sabato, dicembre 27, 2008

Come azzeccare le previsioni

Prevedere il futuro è sempre difficile, e la palla di cristallo non è il metodo più indicato. Tuttavia, con un po' di buon senso e conoscendo bene le cose di cui si parla, ci si può anche azzeccare. Nelle previsioni che avevo fatto l'anno scorso per il 2008, in effetti, avevo previsto molte delle cose che si sono poi verificate.



Siamo quasi alla fine dell'anno e fra breve proverò a passarvi le mie previsioni per il 2009. Prima, però, ecco qualche ragionamento sulle previsioni che avevo fatto l'anno scorso per il 2008. Vi passo in fondo a questo post alcuni passi di cose che scrivevo. In sostanza avevo azzeccato sia il fatto che la produzione sarebbe rimasta più o meno costante; sia che i prezzi sarebbero collassati. Avevo anche previsto la recessione economica che si sta verificando anche se, devo confessare, sono rimasto sorpreso da come si sia rivelata disastrosa.

La mia previsione del collasso dei prezzi è stata particolarmente interessante in vista del fatto che a un certo punto un gran numero di esperti, picchisti e non picchisti, si erano fatti prendere la mano e avevano cominciato a parlare di petrolio a 200 dollari al barile per la fine dell'anno. Hanno sbagliato in senso opposto in confronto a quella che era stata la "madre di tutte le previsioni sbagliate", ovvero quella dell'Economist nel Marzo del 1999, che diceva che "Il petrolio a 10 dollari al barile potrebbe essere dietro l'angolo".

Gli errori nelle predizioni, si sa, nascono dalla nostra tendenza ad assumere che quello che succede oggi continuerà a succedere anche domani. Se oggi è bel tempo, è probabile che sarà bel tempo anche domani. Non è un cattivo metodo di fare predizioni - ma funziona soltanto a corto raggio. A lungo andare, tutto cambia e il bel tempo prima o poi si guasta. Usare questo metodo è una garanzia di fare errori clamorosi. Eppure, se andate ad analizzare molti modelli economici, vedrete che alla fine dei conti sono poco più che estrapolazioni delle tendenze attuali che assumono che tutto rimanga più o meno come lo è oggi.

Quindi, all'inizio del 2008 era evidente la tendenza all'aumento esponenziale dei prezzi ed era altrettanto evidente che bisognava cominciare ad applicare la vecchia regola che le crescite esponenziali tendono a interrompersi e a collassare. Niente di strano; lo strano è che così pochi si siano preoccupati di applicare questa regola. Altrettanto strano, e forse di più, che molti abbiano visto il collasso dei prezzi come una "dimostrazione" che non c'era nessun picco del petrolio. Ma le tendenze erano e rimangono evidenti, se solo le si sanno vedere.

In un prossimo post proverò a fare delle previsioni per il 2009, vediamo se ci azzeccherò anche senza la palla di cristallo.

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Le previsioni di Ugo Bardi per il 2008



A Gennaio del 2008 scrivevo in un post che intitolavo "previsioni per il 2008":

I prezzi potrebbero aumentare ben oltre i 100 dollari al barile, ma continueranno ad essere estremamente volatili. Non ci sarebbe nemmeno da stupirsi di un crollo temporaneo, al che tutti diranno che la crisi del petrolio era solo una bufala. Per un po'.


il 4 Gennaio del 2008, scrivevo una lunga spiegazione che descriveva bene quello che è successo poi.

Nel mercato, ci sono produttori e consumatori e i prezzi sono un'informazione che i due gruppi si scambiano e che descrive il rapporto fra domanda e offerta. I prezzi che si alzano sono un messaggio. Ai produttori dice "producete di più!". Ai consumatori dice "consumate di meno!"

Secondo quello che si legge nei testi di economia, il mercato usa questa informazione che viene scambiata fra produttori e consumatori per aggiustare la produzione a un livello ottimale secondo certe condizioni che i testi definiscono usando un linguaggio un po' astruso per i non iniziati. Comunque, queste condizioni non implicano niente di più che in un libero mercato si tende a raggiungere una condizione in cui produttori e consumatori arrivano a un compromesso in termini di prezzi e produzione che è soddisfacente per entrambi.

Nel caso del petrolio, bisogna anche tener conto della limitazione della risorsa. Quello che sta succedendo è che i produttori si trovano davanti al graduale esaurimento delle risorse che hanno sfruttato fino ad oggi. Non che le risorse siano completamente esaurite, ma trovarne ed estrarne di nuovo diventa sempre più caro. La produzione è piatta ormai da qualche anno; interrompendo la tendenza storica all'aumento che era stata la regola da oltre un secolo. L'economia, invece, continua a espandersi, specialmente in paesi come l'India e la Cina, e vorrebbe sempre più petrolio

Allora, come reagisce il mercato di fronte a questa condizione? Mandando un segnale a produttori e consumatori per mezzo dei prezzi. Alzando i prezzi, il mercato dice ai produttori "producete di più!" Ai consumatori dice "consumate di meno!"

Però i produttori si trovano in difficoltà a produrre di più perché andare a sfruttare le risorse petrolifere che rimangono costa sempre più caro. I consumatori, da parte loro, si trovano incastrati in un sistema di vita nel quale è difficile per loro ridurre i consumi.

Allora, cosa fa il mercato? Semplice: urla sempre più forte e il messaggio è sempre quello: "producete di più!" e "consumate di meno!" Ovvero, aumenta sempre di più i prezzi.

A lungo andare, qualcuno finirà per dar retta al mercato e ne vediamo già dei sintomi chiari. Più che altro, sembra che siano i consumatori a essere costretti a ridurre i loro consumi; sembra che sia un po' più difficile per i produttori reagire aumentando la produzione. Come si era detto,
la curva della produzione di petrolio è tuttora piatta, mentre quella del consumo sta mostrando una certa tendenza alla diminuzione in molti paesi occidentali (questa riduzione nei paesi consumatori è compensata dall'aumento nei paesi produttori).

Quindi, che cosa ci possiamo aspettare che succeda nel futuro? Beh, sembrerbbe ovvio: vedremo il mercato continuare a lanciare il suo segnale, forse anche più forte (ovvero prezzi ancora più alti) finché non si verificheranno una delle due cose: 1) aumento della produzione petrolifera o 2) recessione economica con conseguente diminuzione dei consumi. A quel punto, i prezzi potranno diminuire.

A voi la scelta fra le due cose che si verificheranno: a parere di ASPO, è molto più probabile che si verificherà una recessione economica, compensata soltanto in piccola parte dagli sforzi dell'industria petrolifera di aumentare la produzione. Per questo, a un certo punto ci dobbiamo aspettare che i prezzi cominicino a diminuire. Ma, attenzione, questo non vorrà dire che la crisi del petrolio è finita. Al contrario!




Nel settembre del 2008, prima che la crisi finanziaria fosse evidente, scrivevo sul blog descrivendo un convegno avvenuto parecchi mesi prima.

A questo punto, mi lancio a spiegare la questione del picco del petrolio. Parlo delle riserve, della dinamica della produzione, della teoria di Hubbert. Spiego come il meccanismo della domanda e dell'offerta generi forti oscillazioni nei prezzi. Dico che la tendenza alla crescita continuerà ancora, ma che vedremo a non lunga scadenza un crollo del prezzo del petrolio dovuto alla distruzione della domanda. Da li', spiego come la distruzione della domanda porti come conseguenza una distruzione dell'offerta. Questo genera quello che si chiama recessione. Quella che ci aspetta, dico, sarà una recessione dura; potrebbe somigliare al 1929 ma potrebbe essere anche peggiore. Vedremo il crollo delle borse e la sparizione di certe attività che ci sembravano normali ma che, nel futuro, non potranno esistere, le compagnie aree, per esempio.

A Maggio, scrivevo su "The Oil Drum"

What we are seeing at present with crude oil is, most likely, one of these price spikes. Eventually, it will overdo its job of curbing demand and turn into a price collapse. We can imagine how, in the collapsing phase, everyone will start screaming that the "oil crisis" of the first decades of 21st century was just a hoax, just as it was said for the crisis of the 1970s. (Quello che stiamo vedendo, al momento, è molto probabilmente uno di questi picchi di prezzo. Alla fine, esagererà nel suo ruolo di abbassare la domanda e si trasformerà in un collasso dei prezzi. Ci possiamo immaginare come, nella fase di collasso, tutti cominceranno a urlare che la "crisi del petrolio" dei primi decenni del ventunesimo secolo era soltanto un imbroglio, così come era stato detto per la crisi degli anni '70).

5 commenti:

Frank Galvagno ha detto...

Purtoppo, la tendenza generale di leggere il comportamento dei sistemi SOLO ed ESCLUSIVAMENTE in chiave di "economia del soldo spiccio" porta a prendere dei granchi colossali.
Si passa da un'esagerazione all'altra, e non si vede la causa primordiale, che è la diminuita disponibilità di una risorsa da cui siamo dipendenti.

Facciamo un'analogia fisica: se ho un contenitore con un fondo non piatto, ma bombato verso l'interno con una "collinetta" simmetrica, e cerco di far stare una pallina sulla cima della collinetta, passerò il mio tempo a osservare la pallina che scende, e cercherò con interventi qua è là di rimetterla in cima, senza successo.
E' un tipico esempio di sistema instabile. Il rischio è quello di passare il tempo a inseguire le traiettorie (che rappresentano la volatilità e il non-controllo), senza peraltro cogliere l'essenza del problema (il picco)

Anonimo ha detto...

Queste considerazioni sono sempre interessanti e non nego siano false. Il problema sta nelle mente e nell'uso del raziocinio.

Anonimo ha detto...

A me hanno sempre affascinato le candele giapponesi, quel sistema per valutare l'andamento di un mercato in base a delle figure che si creano nel grafico. Da anni sia Microsoft Office sia Open Office hanno la funzione integrata tra le varie possibilità del foglio di calcolo.
Di sicuro è applicabile anche al prezzo del petrolio ma non so quanto sia affidabile.

Anonimo ha detto...

Da antispeculazioni alla fine si scopre che siete i più fervidi accaniti appasionati dell'analisi tecnica di borsa e dei movimenti da futures

Anonimo ha detto...

I prezzi potrebbero aumentare ben oltre i 100 dollari al barile, ma continueranno ad essere estremamente volatili. Non ci sarebbe nemmeno da stupirsi di un crollo temporaneo, al che tutti diranno che la crisi del petrolio era solo una bufala

"ibis redibis non morieris in bello..."